Nerviano Storica Pannello 9

Chiesa della Rotondina (Foto anni 50)

Capita raramente di imbattersi in piccoli gioielli dell’architettura, così belli da essere degni di ben altra collocazione. Accade così per la chiesa dedicata alla Beata Vergine dell’Annunciata, chiamata in principio “la Madonnina” e che successivamente acquisì la denominazione popolare di “Rotondina”.

“Uno scrigno prezioso per custodire una perla di grande valore: questo è la Rotondina”. Con queste parole nel 1977, Don Ugo Mocchetti, il tanto amato prevosto di Nerviano, descrive la chiesetta dopo la fine dei lavori di restauro che aveva commissionato per salvarla dal degrado e dal disfacimento legati a numerosi decenni d’incuria. Ma cos’è “la perla” di grande valore che è contenuta nella chiesetta? Si tratta di un affresco dell’Annunciata, che secondo Giorgio Re, storico di Nerviano, risale agli inizi del 1500. Questo affresco, in origine, si trovava su un’ambona di muro protetta da un’edicola posta nello slargo alla confluenza di quattro strade, di cui una diretta a Parabiago.

I documenti in nostro possesso non menzionano il nome dell’artista ma l’ipotesi più percorribile ci viene offerta sempre da Giorgio Re, che ha individuato l’autore in un pittore che ha lavorato nei luoghi di quello che è stato definito “filtratore e riduttore del Rinascimento”: Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, la cui opera ultima era ospitata nella poco discosta Chiesa di Maria Incoronata presso il Monastero degli Olivetani. In forza di questa ipotesi la mano che ha realizzato l’Annunciata della nostra Rotondina potrebbe essere quella di Bernardino De Rossi, la cui Nunziata raffigurata sulla facciata della chiesa di Sant’Eustorgio e Santa Maria a Vigano Certosino ricorda nei tratti e nella fattura la Vergine nervianese.

Questa immagine era oggetto di molta devozione  da parte della popolazione e per preservarla e proteggerla dal degrado, il prevosto Ambrogio Taggia nell’aprile del 1681 chiese alla Curia Arcivescovile di Milano il permesso di costruire una cappella campestre. L’incarico  di redigere il progetto  era stato  affidato, un anno prima, nel 1680 a Giuseppe Quadrio, ingegnere e architetto facente parte della famiglia  che in un periodo di poco successivo si occupò della costruzione di Sant’Ambrogio della Vittoria a Parabiago. A lui si deve il primo abbozzo della chiesetta dell’Annunciata  il cui disegno originale  è conservato, ancora, presso la Biblioteca Ambrosiana. Di questo disegno colpisce soprattutto la struttura circolare che richiama espressioni architettoniche tipiche del 1600 Lombardo, quali la Rotonda di San Sebastiano a Milano  e l’oratorio dell’Immacolata al Sacro Cuore di Varese.

Probabilmente per il progettista questa forma assumeva anche una funzione simbolica  di apertura alla comunità e alla dimensione onnipresente della divinità. In particolare va rilevato che la chiesetta, proprio per rimarcare questi messaggi, presentava tre porte: due laterali di dimensione più ridotte (in seguito murate) e una centrale che si apre tuttora sullo spiazzo ed è rivolta verso Nerviano, quasi a sottolineare la maggior rilevanza di questo paese.

Come è possibile osservare dalle mappe del Catasto Teresiano di inizio ‘700 la chiesa al tempo della sua erezione era situata proprio al limitare del centro abitato a poche decine di metri dall’edificio religioso più importante del territorio: il Monastero dei Padri Olivetani. Una posizione di presidio e di protezione del paese, verso l’aperta campagna, la cui funzione era avvalorata dalla particolare devozione che il dipinto murale suscitava già ben prima della costruzione del Santuario.

Il permesso della Curia arrivò in tempi brevissimi rispetto alla richiesta fatta dal Taeggia: già il 12 luglio 1681 giungeva infatti la risposta positiva

Occorreva ora pensare ai finanziamenti che, visti i tempi segnati dalle guerre legate alla successione spagnola, risultavano difficili da reperire. La Chiesa Prepositurale fu, per questo motivo, costretta a contrarre un prestito di 2050 pietre nel 1684. Proprio in quell’anno Gaspare Cogliati, Mastro ferraio di Nerviano – a cui si deve tra l’altro la Croce che ancora possiamo ammirare nella piazza omonima per celebrare la fine della peste – destinò nel proprio testamento  un consistente legato a beneficio della erigenda cappella.  La situazione migliorò al termine del 1600, quando il dominio spagnolo stava per finire e la Lombardia cominciava ad uscire dalla crisi economica che l’aveva travagliata.

Fu, infatti, creato un ”Conto della Madonna” destinato a raccogliere e a gestire le offerte dei fedeli, fra le quali spicca un lascito importante evoluto da tale Giuseppe Re. La costruzione della chiesetta, almeno nella parte esterna, fu portata a termine nel 1696 e la fine dei lavori, (che si discostavano dal progetto iniziale per l’ampliamento dell’abside e per la costruzione di una sagrestia ) venne festeggiata con una solenne benedizione. Tre anni prima il reverendo Andrea Tellino aveva istituito una cappellania con l’obbligo  al titolare della Chiesa dell’Annunciata di celebrare una messa a settimana ed ulteriori 12 messe in un anno, oltre che provvedere alla manutenzione degli arredi sacri. Per supportare tali spese aveva disposto che gli venisse affidata in dote una vigna di 25 pertiche. Questa disposizione, tuttavia, venne sempre più  rimaneggiata e ridotta nel corso degli anni.

La chiesa in origine si presentava con una struttura di mattoni a vista che inglobava il muro su cui era stata dipinta l’immagine della Vergine Immacolata. I finestroni della cupola erano quattro contornati da bordature in cotto. Il tetto era sormontato da un’elegante  lanterna intonacata su cui si aprivano altre quattro finestre. Sulla facciata si trovava un affresco dell’Annunciazione eseguito da un pittore anonimo in seguito ammaloratosi.

Sempre sul tetto venne eretto un campani letto a vela ospitante una campana in bronzo di pregiata fattura che risulta acquistata a Milano presso la basilica di San Simpliciano nel 1699. Sulla campana sono incise, infatti, la firma del costruttore “Opus Antoni Varoli” e la data di costruzione 1588. Un bassorilievo rappresenta in effigie una Madonna con bambino, un vescovo con il pastorale e Crocefisso e una crocifissione. Si possono leggere anche le parole “Ave Maria Gracia Plena”. La campana è stata restaurata nel 2005.

Dall’inizio del 1700  si provvide all’allestimento degli interni. È possibile ricostruire, grazie all’archivio della Prepositurale di Nerviano, sia i lavori svolti che i nomi di alcuni abili e valenti artigiani che sono intervenuti, fra i quali il maestro vetraio Francesco Paleari, che si occupò dei lavori relativi alle finestre, Calimero Marazzo che si occupò della stabilitura; Matteo Trecino eseguì a sua volta tutte le modanature in gesso della chiesa. Franco Rimoldi, altro valido studioso della storia di Nerviano, attribuisce a quest’ultimo artigiano anche la scultura delle due statue anonime situate nelle nicchie di cui i vari documenti consultati non riportano l’autore in maniera ufficiale: ipotesi avvalorata dal fatto che sia per le parti ornamentali che per le statue è stato usato lo stesso tipo di materiale. Nel 1725 fu forgiata una inferriata in ferro battuto da un fabbro legnanese – Oldrini – inferriata che però non è più presente da diversi decenni e che possiamo osservare solo in immagini d’epoca.

Dalla visita pastorale del 1740 risultano ad opera di un tale Luigi Savioni altri affreschi, ora scomparsi, che raffiguravano San Mamete ed un’Annunciazione. Una elegante balaustra in marmo broccadello venne realizzata da Bernardo Giudice, picca pietra di Saltrio. Nel 1752, furono commissionate dall’abate Antonio Crivelli, con l’approvazione del prevosto Antonio Pessina delle decorazioni absidali al pittore Agrati al fine di ottenere una scenografia prospettica ; contemporaneamente vennero chiuse le due porte laterali e due finestre della cupola. Più o meno nello stesso periodo la volta della sacrestia viene affrescata dal pittore Belotti di Busto Arsizio.

Un documento interessante è quello relativo agli arredi della chiesetta. Andrea Tellino, infatti, nel 1713, elenca scrupolosamente tutti gli oggetti di cui è dotata la sua cappellania. Ancora adesso possiamo ammirare i mobili in noce all’interno della sacrestia ed in particolare in bellissimo canterano in cui si trova lo stemma di questo primo cappellano.

Nello stesso armadio si conservano anche una croce di legno dorata del 1727 contenente le reliquie dei Santi Martiri Proba, Casto e Teofila e un reliquiario con le reliquie di Santa Esuperanzia, tutte autenticate dalla Curia.

Diversi interventi di restauro vennero eseguiti nel 1900, anche a seguito delle indicazioni post conciliari che portarono alla realizzazione della nuova mensa orientata verso il popolo. Il più importante è quello voluto dal Prevosto Don Ugo Mocchetti a partire dal 1972, nel corso del quale si sono eseguiti lavori di rifacimento del tetto e di consolidamento delle mura, ci sono stati interventi sulle crepe, sono stati eliminati i cartelli stradali che deturpavano la piccola chiesa Un nuovo portone d’ingresso in noce sormontato da un nuovo affresco che raffigura l’Annunciazione, opera di Mario Bogani, ha restituito dignità a questa piccola opera d’arte Tutte le parti decorative interne sono state restaurate. La Rotondina è tornata a rifiorire grazie all’affetto e alla devozione che i Nervianesi hanno sempre dimostrato a questo simbolo della comunità cristiana ma è importante che continui ad essere curata e preservata, anche come tributo verso chi, per oltre tre secoli, l’ha amorevolmente accudita.

Testo curato dal Gruppo “Pro Memoria Nerviano”

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